Rivitalizzazione


RIVITALIZZAZIONE
La serata

20 giugno 2012
Il 20 giugno si è svolto l’evento “Rivitalizzazione, nel segno di Joseph Beuys”.
Ideato da Fausto Olmelli è il 4° esperimento del progetto artistico “L’artista che non c’è”.

Questo il resoconto dell’evento:
La serata inizia  con l’ascolto di “I want to hold your hand” dei Beatles

 

Segue il video di Matteo Martone e Fausto Olmelli girato fra gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

Elisabetta Costantini introduce la serata:
Chi è Joseph Beuys lo sanno poco anche i ragazzi che frequentano l’Accademia delle Belle arti, come abbiamo appena visto, come tra noi qui stasera. Eppure parliamo di un artista che ha condizionato il modo di fare arte dagli anni 70 ad oggi.
Ma questa non sarà una serata soltanto di informazione su questo artista, non sarà una conferenza né una commemorazione.
Le idee di Joseph Beuys, il suo modo di concepire l’arte e la vita, attraversano la nascita stessa de L’artista che non c’è, almeno nelle intenzioni di Fausto Olmelli, che ne è il promotore. Come si può capire leggendo il manifesto de ”l’artista che non c’è”, là, scritto da Fausto Olmelli e da Matteo Martone.
Viviamo in un contesto storico e sociale dove si consuma velocemente, tutto, prodotti, idee… in cui si è soli, non ci sono potenti strutture aggregative, come potevano essere i partiti qualche tempo fa. La lezione di Beuys ci invita a impegnarci nel sociale, Beuys ci invita a un agire “politico” nel vero senso della parola. Sapendo che i nostri gesti, le nostre decisioni e azioni hanno una ricaduta sociale, possono modificare anche in piccola parte la realtà. Per far questo occorre soffermarsi, prendersi il tempo della riflessione e non aver paura di incontrare gli altri, per un agire comune. Beuys ci invita anche a un atteggiamento più “umano” verso la natura, intesa come parte integrante dell’umanità.
Il calore che Beuys ha rappresentato in infiniti modi: col feltro, col grasso, con i circuiti elettrici, è l’amore verso l’umanità. È il darsi, senza paura e anzi sapendo che si possono contagiare gli altri con la propria energia per una vita più consapevole e più piena.
“Nel segno di Beuys” recita il sottotitolo di Rivitalizzazione, “Nel segno di Beuys” vuol dire anche nel segno del sentimento, inteso non solo come amore, ma anche come “sentire”. Preferiamo parlare di un sentire profondo tra uomo e uomo e fra uomo e natura piuttosto che di sciamanesimo rispetto a Beuys. Mettendo più l’accento sul calore, sull’energia, invece che su un aspetto “magico”, cui rimanda immediatamente la parola “sciamano”.
Rivitalizzazione è tutto questo.
Rivitalizzazione è la nuova vita che ha un materiale quando viene riciclato.
Rivitalizzazione è l’augurio che facciamo a tutti noi, qui stasera, di una vita più calda, più piena, più consapevole.

Docu/video Slides, di Fausto Olmelli:


Matteo Martone legge l’intervento di Fausto Olmelli sul quadro di Claudia Lorenzetti:

LA SCELTA DI CLAUDIA
La scelta di Claudia di dipingere 3 grandi alberi, è un omaggio all’installazione di Kassel di Joseph Beyus che lì fece piantare 7000 querce per rivitalizzare e difendere paesaggio, natura, l’amore dell’uomo per gli esseri viventi. Claudia si esprime attraverso la pittura da poco tempo, ma è da sempre in ascolto di questo linguaggio. La sua formazione così breve, iniziata dal settembre del 2011, non le consente di avere una poetica già ben definita ma ne mostra indizi più evidenti di molti cosiddetti artisti che non ne hanno mai avuta una, e in ogni caso l’indagine artistica, per sua natura, vuole così: io stesso dipingo da molti anni e a volte ho difficoltà a dire in che direzione stia andando la mia ricerca.
La scelta di Claudia di sperimentare in tre versioni l’idea di albero è in stretto rapporto con il suo mettersi al lavoro: può sembrare una scelta elementare, anzi, è una scelta umilmente e volutamente elementare e immediata, e proprio per questo ci ho visto il messaggio di Beuys, il suo calore: proprio in questa scelta.
“Ogni uomo è un artista”, dice Beyus riferendosi al pensiero che si fa azione di ognuno, ma quando si parla di chi sceglie di fare arte – come la pittura – allora l’impegno, la costanza, il calore, l’energia, le regole sono tutti valori essenziali per esprimere quello che si vuole dire. In Claudia ho percepito e sento questo desiderio di imparare e di faticare. E in questo imparare e faticare, nella sua costanza, Claudia ci riporta all’importanza dell’insegnamento.
Il nostro Paese è stato quello delle botteghe d’arte, il paese in cui sono nate le università, ma non siamo riusciti a mantenere i valori che tutte queste istituzioni culturali hanno esportato nel mondo. Oggi l’interesse per l’arte e per l’insegnamento artistico nel nostro Paese è pressoché zero. D’altro canto trovo così tanta energia nell’atteggiamento di Claudia, nel mettersi a lavorare, da persona che vuole imparare, che le sono grato a nome delle nostre tradizioni artistiche. Ecco perché questa grande opera di Claudia è senz’altro da applaudire.

Matteo Martone legge l’intervento di Fausto Olmelli sul quadro di Diego Mazzoni “Miss Katrina”:
Stavo pensando all’evento su Joseph Beuys, era tutto nella mia testa, quando l’amico Diego Mazzoni mi chiama per invitarmi ad una mostra collettiva, dove avrebbe esposto un suo lavoro. Oggi quel lavoro è esposto qui, eccolo, in questa sala; in questa Rivitalizzazione. Non intendo parlare della sua tecnica, della bellezza di questo lavoro. E non farò nessun riferimento o parallelo con l’opera di Beuys.
Considerate che il mio è uno sguardo professionale che considera tutti i campi: la tecnica, la narrazione, la poetica, l’attenzione per il particolare.
Conosco il lavoro di Diego da molto tempo, conosco il valore delle sue opere. Siamo stati colleghi in Accademia. Ci siamo scambiati tante cose e oggi siamo amici fraterni. Quel giorno poi andai alla mostra e vedendo questo lavoro mi emozionai, come sempre mi accade di fronte ad un lavoro di Diego.
Tornando a casa sentii la necessità di chiamarlo per dirgli che questo lavoro aveva toccato una parte diversa, qualcosa di più profondo. Che non stava appunto soltanto nel quadro, o nell’idea, ma era qualcosa che toccava l’anima. Rivitalizzava. Mi dava la stessa emozione che provo quando ho l’impulso di cominciare un nuovo lavoro, un’emozione che mi rende leggero, qualcosa di simile al sublime. E come quando Beuys dice “La morte mi sveglia”.

Infine Matteo Martone presenta il quadro di Fausto Olmelli “Lupo artico/Nord”:

Se la pittura ha tempi più distesi di fruizione, allora ci consente di partecipare, di “stare con”, per vivere le emozioni che contiene, ascoltare il racconto che c’è dentro, che spesso neanche l’artista sa di raccontare ma a noi arriva se sappiamo metterci in ascolto. Io posso dirvi il racconto che sento io in questo lupo artico di Fausto Olmelli. Come dice lui di Diego, io posso dire di lui: ci conosciamo da una vita e da una vita mi ripete: dammi 2 colori e lavoro: non so suonare, non so scrivere, so fare questo: dammi due colori. Ed ecco il lupo di Beyus, ecco il cielo artico. “Fuori piove un mondo freddo” canta Paolo Conte, così per quel lupo, così per ciascuno di noi, almeno una volta nella vita. Allora “stiamo con” questo lupo che avanza solo, nel freddo, instancabile, vinto e vincitore, stiamo col suo cuore caldo dentro, e quel coltello che si vede appena nel suo costato, simbolo di morte che ci accompagna sempre. Avanziamo con lui e non molliamo per arrivare in un mondo dove, pioverà pure, ma insieme sentiremo meno freddo. Grazie Fausto.

Claudia Lorenzetti e Elisabetta Costantini

Pier Luigi Robiati spiega la sua performance: UFFICIO PROTOCOLLO ARTE

Tutti i presenti sono invitati a disegnare, scrivere, riempire come vogliono dei foglietti, in seguito protocollati dal Direttore dell’Ufficio Protocollo Arte, lo stesso Pier Luigi. Quando avranno finito ritireranno il disegno di qualcun altro. Porteranno così con sé un ricordo della serata. Un ricordo del tempo e dello spazio che hanno condiviso con altre persone. Per Beuys ogni persona è un individuo unico e irripetibile che trova la sua forza e il suo agire soltanto insieme agli altri, nella condivisione e nella dimensione sociale.

Termina la prima parte dell’evento con le parole di Betta (Elisabetta) Costantini:

Abbiamo iniziato con tante parole, come negli altri esperimenti de L’artista che non c’è. Le parole ci costringono a fermarci, a soffermarci, a non consumare velocemente un’idea, un’emozione, una visione. Ci fanno riflettere meglio su un pensiero, ci fanno apprendere e capire, ci fanno avere altri ritmi. Abbiamo avuto un altro ritmo anche nell’esperimento dell’Ufficio protocollo arte: ci siamo presi del tempo per esprimerci. Ce ne prendiamo ancora un altro po’ di tempo, per far posare tutto, per finire di disegnare o scrivere e per un piccolo aperitivo. Ci rivediamo qui fra una quindicina di minuti.

Gianluca Pronti e Costanza Alegiani

Viene introdotto LA MUSICA COME LA SENTO IO di Claudio Riggio, musicisti:

Claudio Riggio, Gianluca Pronti, Costanza Alegiani e Giovanni Maria Varisco

Sentiremo 4 composizioni scritte, eseguite simultaneamente.
I 4 pezzi, sebbene disgiunti, formano un’opera unitaria.
In questa performance l’ascolto è generato dal movimento del pubblico all’interno della sala.
In questa performance gli ascoltatori giocano con lo spazio e il tempo.
Muovendosi nello spazio, ogni ascoltatore decide il tempo di attacco di un brano.
L’ascoltatore, muovendosi, avvicinandosi e allontanandosi da ogni musicista, regola anche il volume della musica.
Miscela i brani ascoltati.
Ognuno è ri-compositore della sua propria musica.
Le 4 composizioni eseguite sono materiale esistente e “riciclato”.
Pezzi pure amati, dis-tratti, distratti amati
Riciclati con amore e per amore.

Fausto ringrazia tutti e saluta