L’artista che non c’è

MANIFESTO

“chi ha resistito, gli è fiorito il cuore”Edoardo Sanguineti

Idea per un manifesto

 L’artista che non c’è

di Fausto Olmelli, scritto con Matteo Martone

Oggi ho acceso il computer e ho letto questa notizia: Miracoli del web. È boom di richieste per il libro che non c’è. John Green, trentenne americano, migliaia di amici virtuali tra blog, twitter, youtube, facebook, si è trovato in vetta alle vendite di Amazon, la libreria virtuale più grande del mondo, con un libro mai scritto, solo per aver annunciato ai suoi fan che avrebbe firmato tutte le copie che loro avrebbero ordinato sul web.

Questa è la conferma del fatto che l’oggetto d’arte è drammaticamente passato al secondo posto rispetto al suo culto. Che l’artista, l’opera, il libro, il film, sono parole vuote, che si riferiscono a persone e non a oggetti fatti colore, pellicola, recitazione, drammaturgia; scrivere, scolpire, dipingere, partorire con fatica un’idea, sono operazioni che appartengono al passato, oggi non si fa più. Oggi l’artista è quello capace di far parlare di sé anche se lui stesso non sa parlare.

Siamo istupiditi da film, libri, opere d’arte che non hanno niente da dire e valgono solo per chi, come, dove, le presenta. Il pubblico tace, osserva distratto e non immagina che l’arte è intelligenza e civiltà, talento e cultura. I film girati male, i libri non scritti, le idee non partorite con fatica, che vediamo nei nostri cinema, gallerie, librerie, non sono innocue ma ci riportano indietro. Ci abbassano. Addormentano il senso critico, le idee, la nostra dignità. Ci disabituano a ricevere dall’arte messaggi e significati.

Le opere d’arte potenti, un tempo, erano il fine. Generavano culto e questo, denaro. Tanto denaro. Oggi il denaro è il fine. La catena si è invertita: il fine è il culto, che porta il denaro, solo dopo, infine, c’è l’opera, che diventa solo un pretesto.

Dobbiamo capire. Dobbiamo rimettere l’opera al primo posto; il parto difficile di un’idea. Dobbiamo ricominciare daccapo. Dall’incipit. Dal luogo, dal momento, della costruzione dell’opera. Vogliamo esplorare, in una serie di incontri che abbiamo chiamato “esperimenti”, le radici dell’ispirazione dell’artista, ovvero i fondamenti della sua opera.

L’artista per definizione è “scomodo”, crea scandalo, fa pensare, mette in crisi, ha le antenne, elabora, decodifica e crea, sempre individualmente. In questo caso un gruppo di artisti si unisce in un progetto unitario pur conservando la propria individualità. Queste personalità diverse sono ­monadi, legate insieme dal bisogno di esprimere la propria arte in un progetto che li rappresenti, e il loro progettare è “scandaloso” proprio perché in contrapposizione all’arte frettolosa, estemporanea, cruda e mangiata dei nostri giorni.

Cercheremo di capire cosa si sta muovendo nel nostro presente attraverso il filtro dell’artista; ciò che lui capta e che restituisce al pubblico. Non è sempre stata questa la funzione dell’arte? Vogliamo rintracciare un’arte del fare, una fucina di oggetti, non l’artista produttore di mode e motti e tendenze inconsistenti. L’arte è agire, è l’homo faber, è gesto, è intelletto. Oggetti e idee calati nel presente che nascono dagli oggetti e dalle idee del passato.

L’artista che non c’è, esperimenti d’arte

“L’artista che non c’è, esperimenti d’arte” è un progetto artistico di Fausto Olmelli articolato in eventi/esperimenti. La parola “esperimenti” vuole indicare un ritorno a un’arte del fare, frutto della fatica intellettuale e manuale dell’artista. Il progetto è corredato da un’idea di manifesto dal titolo: L’artista che non c’è.

Gli esperimenti sono preceduti sempre da una presentazione sul significato dell’intero progetto. Gli esperimenti sono intercambiabili e adattabili alla struttura ospitante:

In questo esperimento dei professionisti, che utilizzano al meglio un “saper fare”, si sperimentano realizzando delle opere a partire da un’idea di “scatola”, un modello costruttivo applicato a una scatola brevettato da Giuseppe Masci come “invenzione industriale”. Ogni artista presenta un testo sul proprio “incipit” letto da Claudia Lorenzetti. Un artigiano e arredatore d’interni, Giuseppe Uccello; un architetto, Alessandra Deiana; un fotografo, Antonio Calabrese; uno scultore Pier Luigi Robiati; un designer/pittore, ancora Giuseppe Masci; ricreano e riempiono, ognuno nel suo campo, uno spazio, al servizio di un ipotetico committente. Uno scrittore, Matteo Martone, commenta, spiega, inventa con le parole una storia che abiti gli spazi disegnati dagli altri. All’interno una installazione/omaggio a Joseph Beuys. Per finire un pezzo musicale del maestro Riccardo Santoboni interpretato dal danzatore Marco Ubaldi;

Con questo esperimento si affronta il tema dell’improvvisazione. Un concerto pianistico ci fa esplorare il passaggio da un’interpretazione classica, accademica, in questo caso di compositori del primo Novecento, a un’improvvisazione pianistica. Non c’è improvvisazione senza professionalità, conoscenza, studio: l’atto creativo non esiste senza queste radici. In questo esperimento cogliamo l’incipit, l’inizio dell’ispirazione dell’artista. Qui la vicenda autobiografica del pianista Giovanni Maria Varisco ci aiuta a seguire il suo percorso artistico. Il pianista ha subito infatti un gravissimo incidente che lo ha costretto ad anni di cure e interventi chirurgici che hanno modificato il suo corpo;

La parola nella sua funzione di fondamento, attraverso un poeta e un luogo. Incontro con il poeta Alfredo Sorani. Verrà anche mostrato il video “104 righe per la Magliana”: parole di Alfredo Sorani e regia di Matteo Martone. Qui le parole e la vista del poeta ci svelano un quartiere romano. Ne vedremo così lo scheletro, ne sentiremo il sudore e la fatica, attraverso i suoi versi e il corto di Matteo Martone. Presente anche una mostra fotografica dal titolo “Magliana 2012”;

Un fotografo e delle fotografie costruite come quadri, visioni poetiche, in un tempo e in un luogo sospesi, immagini misteriose ed evocative. Mostra fotografica di Aldo Sardoni. L’aspetto intimistico delle immagini dialoga con un laboratorio di arteterapia di Carlo Coppelli. Si supererà così la semplice osservazione di un elaborato artistico e il soddisfacimento di un piacere personale, o l’accrescimento del proprio profilo culturale che esso porta, stimolando altresì la capacità di osservarsi attraverso il rispecchiamento con l’opera. In via di definizione.

Esperimento/omaggio a Joseph Beuys. La serata inizierà con dei contributi filmati: una serie di interviste agli studenti dell’Accademia di Belle Arti su Joseph Beuys e un video: “Slides” che inserisce Beuys all’interno di un percorso dall’arte moderna all’arte concettuale. Quindi degli interventi pittorici accompagnati da degli scritti letti da qualcun altro e non dall’artista stesso: un quadro di Fausto Olmelli, uno di Diego Mazzoni e uno di Claudia Lorenzetti. Una performance nel “segno di Beuys” di Pier Luigi Robiati. Completeranno la serata uno scritto di Letizia Omodeo Salè insegnante e studiosa steineriana, un intervento musicale dei musicisti Claudio Riggio e Giovanni Maria Varisco, e, per finire, delle poesie di Alfredo Sorani lette da lui stesso.

Tributo a Yves Klein. In via di definizione.